di Giuseppe Passavanti
C’era una volta Rossano, la sua politica fatta di democristiani e comunisti ma anche socialisti, pissiuppini, missini e via dicendo, una schiera folta, purtroppo senza un’idea di sviluppo ben precisa e cercherò di ricordare il perché.
Intanto quando nello scalo transitavano i Tir ed Arturo Graziano vendeva la benzina, come altri, l’idea migliore fu quella di un piano di fabbricazione e non un piano regolatore generale che avrebbe dato uno sviluppo armonioso a Rossano Scalo. Interessi, ottusità, contrapposizioni e via dicendo hanno creato il mostro urbanistico che non si è fatto mancare nemmeno le montagne russe.
Poi l’economia: venne scartato l’elaiopolio, perché gli agricolspeculatori non avrebbero potuto truffare la Cee di allora con il prezzo di integrazione sull’olio di oliva, introito sicuro e super gonfiato che ha reso ricchi ex gabellieri commercianti di giornate agricole versate dietro compenso, complici solerti patronati con nomi ameni.
Estirpati migliaia di ulivi secolari per impianti di clementine-slot machine del tempo con prezzi di vendita del prodotto oltre le mille lire al chilo sull’albero, arrivò il gigante buono: sì, l’Enel, con la sua voce suadente, fece scappare a gambe levate la politica, arrivò un commissario prefettizio molto lungimirante – si dice che con lo sguardo arrivasse a scorgere un immobile a centinaia di chilometri di distanza, sì cooptarono i sindacati, pronti a raccogliere come dice il mio amico Amerigo «na corchiola e casicavadd» ed alè ecco svettare alla faccia del compianto Francesco Amantea, in una zona di pregio, l’unica dove la ferrovia passa a monte della 106, due ciminiere che appena si entra in Calabria si scorgono ed indicano ai turisti: ecco un posto dove non fermarsi.
Presi una denuncia per blocco stradale, mio padre si incazzò alla grande ma finii assolto. Lo sviluppo nella testa della politica locale continuò a mancare (tornerò sull’Enel, sulle tangenti per il repowering, sull’inquinamento con condanna di un direttore ecc.).
Così, per non farci mancare nulla, accettammo (negoziammo?) una bella discarica con produzione di compost-merda inutilizzabile in agricoltura.
Tutto un imbroglio, dalla perizia geologica che attestava l’inesistenza di corsi d’acqua nelle vicinanze, a quella generale che con sfrontatezza asseriva che l’impianto non sarebbe stato visibile dalla 106: Bugie, sulla 106 a destra si erge il casino Amantea di Pantaleo, a sinistra il tetto dei capannoni della discarica. Da arresto. Anche su questo tornerò.
La costruzione del mostro avanza ma poi si interrompe, rubano ruspe, veicoli e Dima si interessa di reperire gli ulteriori fondi per avviare l’impianto che parte, e da che doveva servire pochi comuni dell’area e fornire un agio a Rossano, reca solo dis-agio ai cittadini impuzzoliti ed ammorbati, diventa ricettacolo di merda proveniente da ogni parte della regione. Zitti tutti, ora per non scontentare il pregiudicato Scopelliti, ora per non creare problemi a Loiero che della zona se ne frega altamente.
Ad oggi una società di Crotone gestisce un impianto pubblico come se fosse di sua proprietà e siccome l’ignoranza crassa della politica porta a disconoscere il ruolo di un servizio pubblico e il significato della sua interruzione, eccoci ad accogliere quei quattro poveri cristi che scendono in questo girone infernale, con cani, immondizia, puzza, zanzare e vigili che multano il datore di lavoro. Evviva.
Nella prossima parleremo del carcere (della ferrovia, dell’ospedale), presentato come colonia estiva per monelli e trasformatosi in reclusorio di lunga degenza per nipoti e parenti di Osama bin Laden. Altra corchiola e…